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Mi chiamo Paola Elena Ferri, ma la maggior parte della gente mi chiama semplicemente Elena. Per alcuni sono Fiore di Roccia, per i Nativi Amerindi il mio nome è Hanhepiwila, alcuni mi conoscono come Bealltainn (tutto è stabilito in base agli Sciamani da me incontrati nella mia vita e... alla richiesta di pseudonimo da parte della S.I.A.E.)... Alla fine, un nome è solo un nome. E il nome della mia essenza più intima, quello, lo conosce solo la mia anima, così come avviene per ciascuno di noi.

 

Anagraficamente, sono nata a Milano, nel 1973, e sono un'artista. Un dono e, a volte, una condanna. L'arte è la mia vita e la mia libertà, in tutte e sue forme. La mia ricerca spirituale va di pari passo con quella artistica e, con essa, si integra. Posso definirmi un'artista olistico-spirituale, una ricercatrice di tutto ciò che è nascosto, dei segreti del mondo e di ciò che non vediamo ma che possiamo percepire. Ho avuto molti compagni di lavoro, amici che hanno condiviso con me, gratuitamente, quello che sapevano, giudicandomi idonea per il compito che mi spetta: dare, a mia volta, condividendo ciò che ho imparato e apprendendo cose nuove da altri.

 

Credo che l'arte non sia qualcosa che debba essere tenuto per sè. La comunicazione che si stabilisce con l'altro è così forte da unire i cuori a sorpresa, come se ci si conoscesse da una vita. Si crea un rapporto di empatia, un legame che non potrà mai essere spezzato e che sopravvivrà anche alla morte del corpo fisico. Non importa quale forma d'arte si decida di utilizzare: se si comunica con l'anima, inevitabilmente, si lascerà un segno, una firma, un'impronta ben delineata, qualcosa che verrà perpetuato nel tempo, ripreso e modificato, sempre con l'intenzione di mantenere viva la creatività. Il cuore.

 

 

So che esistono gli artisti, quelli veri, che non hanno paura di esibirsi sulle strade per donare qualcosa di sè. Vivono di nulla, spesso patendo gli stenti della fame, eppure sono felici, perchè stanno compiendo la loro missione. E poi ci sono quelli che io definisco "mercanti d'arte", abili oratori che pensano al ritorno economico, al successo, a tutto ciò che è effimero, solo perchè la popolarità sembra dare una marcia in più. Personalmente, non credo sia necessario svendersi e nemmeno concedersi a qualsiasi occasione che porti ad un eccesso di visibilità, per sapere di valere. Per questo, non amo espormi troppo, nè con le presentazioni e nemmeno con eventuali concerti. Ho bisogno di sentire quella particolare vibrazione che non sempre è presente e di cui mi nutro, come se fossi un vampiro che ha sete di colore e di melodia.

 

E' probabile che io sembri un po' utopistica, in ciò che dico, magari anche troppo romantica... eppure credo che, in fondo, esistano ancora persone in grado di recepire il mio messaggio, quello che anche altri cercano di comunicare. In genere, si sa, bisogna pensare anche alla cosiddetta "pagnotta", al guadagno, e quello è sicuramente fuori discussione: una retribuzione adeguata non deve mai mancare, perchè gli artisti svolgono una professione come le altre e trovo corretto che abbiano sempre ciò che meritano, non di più e non di meno. Di fatto, però, non devono mai dimenticarsi della grande responsabilità che hanno scelto di assumersi quando hanno deciso di seguire la loro strada. E' un onore e una condanna, come dicevo all'inizio di questa presentazione, ma, sicuramente, non lascia mai un cuore insoddisfatto.

 

 

 

Paola Elena Ferri

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